Libri su RAWA e le donne afgane

Meena - Heroine of Afghanistan: The Martyr who founded RAWA

KIRKUS REVIEWS , 1 luglio 2003:

Biografia cronologica della breve e coraggiosa vita della giovane donna che ha fondato l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d'Afghanistan (RAWA, Revolutionary Association of Women of Afghanistan).

M. Chavis ha parlato con le persone che hanno conosciuto Meena e ha visitato l’Afghanistan dopo la caduta dei talebani per dare maggiore credibilità e valore al suo libro. Nata a Kabul nel 1957, Meena contrasse il tifo a 12 anni e rischiò di morire; per il resto della vita fu soggetta a crisi epilettiche e debolezza. La sua malattia rese ancora più forte la sua sensibilità, in particolar modo verso la situazione delle donne. Sebbene la madre di Meena fosse analfabeta, lei e suo marito, che era architetto, insistettero che la loro figlia ricevesse un’istruzione. Ad una scuola elitaria fondata dai francesi, Meena fu un buon studente, si applicava ai corsi ed interagiva con gli insegnanti, una delle quali abbracciò in seguito la sua causa. M. Chavis descrive sia l’atmosfera politica che fa da sottofondo alla vita e alle scelte di Meena, il colpo di stato che pose fine alla monarchia, la repubblica assolutista, la brutale occupazione sovietica, e i talebani loro successori, sia la decisione di Meena di fondare RAWA nel 1977, quando frequentava l’Università. Decisa ad aiutare le donne afgane, molte delle quali erano analfabete e prive di ogni diritto legale, Meena e i suoi sostenitori vollero che RAWA lavorasse per la democrazia e la giustizia sociale, obiettivi che divennero sempre più difficili e pericolosi da ottenere quando la situazione politica peggiorò. Meena sposò un medico, anche lui politicamente attivo, e partorì una bambina e in seguito due gemelli, costretti a vivere separati a causa dalla situazione politica; nel 1986 il marito fu torturato e ucciso dai fondamentalisti. Meena si rifugiò in Pakistan, dove continuò il lavoro di RAWA nei campi profughi, rendendo l’organizzazione famosa a livello internazionale. Minacciata dalla sua popolarità, fu catturata ed uccisa dai suoi oppositori nel 1987.

Una vivida celebrazione di un’eroina contemporanea. (Agente: Ann Rittenberg)

Nawal El Saadawi, scrittore.

È un interessante e utile resoconto della lotta condotta da una giovane donna afgana contro il fondamentalismo religioso in Afghanistan. Il governo degli Stati Uniti incoraggiò e sostenne i talebani ed Osama Bin Laden nella battaglia per ‘contenere’ l’espansione sovietica per un certo numero di anni. Meena fu una vittima del fondamentalismo religioso, ma anche degli interessi delle grandi potenze.

Bettina Aptheker, professore e direttore del Dipartimento per gli studi sulle donne all’Università della California, Santa Cruz.

Melody Ermachild Chavis ha scritto un ritratto semplice, chiaro, e assolutamente coinvolgente di una rivoluzionaria altruista e dell’Associazione Rivoluzionaria delle donne d’Afghanistan, da lei fondata. Meena ci ispira, ci umilia e ci perseguita. Infine, Meena ci costringe ad agire in nome della pace e della giustizia, della democrazia e, soprattutto, per la liberazione delle donne. Leggete questo libro, è il dono delle donne afghane alle donne di tutto il mondo.

Meena: Heroine of Afghanistan, click here to order it

Meena:
Heroine of Afghanistan

di
Melody Ermachild Chavis


disponibile solo in inglese

With All Our Strength:
The Revolutionary Association of the Women of Afghanistan

descrizione del libro (a cura di Amazon.com):

With All Our Strength È la storia, vista dall’interno, di un’organizzazione guidata da sole donne e della loro lotta per i diritti delle donne afgane. Anne Brodsky, prima scrittrice ad avere avuto il permesso intervistare i membri di RAWA ed assistere da vicino alle operazioni in Pakistan e Afghanistan, espone la vita, spesso tragica, delle donne afgane sotto uno dei regimi più oppressivi e sessisti del mondo.

L'autore: Anne E. Brodsky è professore associato presso il dipartimento di psicologia e studi sulle donne all'Università del Maryland, nella contea di Baltimora. È un'esperta di donne e capacità di recupero. I suoi articoli su RAWA sono apparsi sul Washington Post. Lavora con RAWA da più di due anni.

Publishers Weekly, March 24, 2003:

RAWA è salita all’interesse della comunità occidentale in occasione della caduta dei talebani, ma la sua storia inizia molti anni prima. Nel 1977, in un ambiente ostile ai diritti delle donne e al secolarismo, una donna di 20 anni, di nome Meena, fondò RAWA con l’intento di donare consapevolezza alle donne afgane e promuovere la democrazia in Afghanistan (Meena è stata assassinata nel 1987). La Brodsky ci racconta la crescita di RAWA, da un gruppetto di 11 studentesse universitarie fino alla potente organizzazione che oggi conta migliaia di volontarie. Attraverso una serie di percettive interviste, il libro racconta la storia di RAWA attraverso la voce dei suoi membri e dei suoi sostenitori, riportando abilmente in vita i sacrifici di quante hanno sostenuto l’organizzazione. Prima scrittrice ad avere accesso completo a RAWA, la Brodsky riesce a rendere appassionante la storia di un’organizzazione, organizzazione che ha aiutato i suoi membri ad ergersi al di sopra di analfabetismo, abusi, guerra e morte. Secondo la Brodsky, RAWA emerge come modello di successo di quella capacità di recupero che rende forti le donne. Sebbene l’ incredibile storia di RAWA tenga impegnato il lettore, il libro è talvolta ripetitivo. La Brodsky ha anche affrontato in modo inadeguato uno degli aspetti più affascinanti di RAWA, ovvero la clandestinità in cui l'organizzazione è cresciuta fino a diventare una complessa organizzazione transnazionale, senza infrastrutture e senza capi. Il suo lavoro resta comunque uno studio unico ed importante di un’organizzazione notevole che, superando la guerra, la misoginia e il fondamentalismo, ha diffuso il suo messaggio, la storia raccapricciante dell’Afghanistan e la sua attuale ricostruzione.

Arundhati Roy:

Ecco una testimonianza di RAWA, vero democrate dell’Afghanistan. Dopo la recente farsa della “liberazione” delle donne, i vecchi jihadi sono di nuovo al potere, la Sharia è viva e vegeta, e RAWA è un punto di riferimento cruciale in Afghanistan come mai è stata prima.

Il libro di Anne Brodsky ci dà una visione tout court di questo movimento di donne straordinarie, impegnate con tenacia nella realizzazione della democrazia così e nell’inseguimento (vitale) del sogno di un mondo migliore. Ognuno di noi, nel suo piccolo, ha bisogno di una parte di RAWA.

Eve Ensler, autrice de I monologhi della vagina:

Il lavoro di RAWA deve rappresentare un modello per ogni gruppo che si batta contro contro l’oppressione e la violenza. Il libro di Anne Brodsky mette in evidenza il coraggio senza limiti di queste combattenti, che hanno lottato per la dignità umana mentre il resto del mondo guardava da un’altra parte.

Katha Pollitt, autore di Subject to Debate: Sense and Dissents on Women, Politics, and Culture:

Anne Brodsky va al di là di quanto promesso nel titolo, di guardare ad una organizzazione che, secondo gli stereotipi popolari sulle donne afgane, non dovrebbe neanche esistere. RAWA è un movimento militante, femminista, a favore della democrazia, gestito interamente da donne. La Brodsky ci mostra in che modo delle donne ordinarie, alcune delle quali analfabete, tutte con esperienze traumatiche alle spalle, possano diventare potenti militanti del cambiamento politico e sociale. Combinando uno stile accademico con l’empatia, la Brodsky è riuscita a produrre un libro affascinante.

Ahmed Rashid, autore di Talebani e Jihad:

With all our strength è la prima storia politica dell’Afghanistan vista attraverso gli occhi delle donne. Le donne afgane sono state sempre raffigurate come vittime della guerra e della distruzione di massa, ma la Brodsky ci mostra che sono donne reali, capaci e carismatiche quelle che vivono dietro il velo, e a queste donne dà una voce e una storia. È la storia di quelle donne afgane che non si sono mai piegate agli estremismi e non hanno mai ceduto alla disperazione e che non vogliono altro che ricostruire pace e democrazia nel loro paese. Una storia di forte impatto.

Asma Jahangir, inviato speciale ONU e attivista per i diritti umani in Pakistan

L’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA) ha difeso con coerenza e coraggioso l’idea che un sistema politico democratico e secolare sia l’unica garanzia di pace in Afghanistan. Questo è vero per gli altri paesi confinanti dove le forze democratiche sono state forzate al silenzio e messe in disparte dai militanti fondamentalisti. Questi hanno ricevuto l’appoggio dal governo, che ha usato la jihad per i propri scopi a spese della libertà del popolo. RAWA è di monito a questi gruppi fondamentalisti, che la verità e la giustizia alla fine dovranno prevalere. Sono state una fonte di ispirazione per centinaia di giovani afgani e per gruppi di donne in Pakistan. La loro lotta è stata lunga e sotto enormi pressioni, e la loro risoluzione non ha mai vacillato.

Sunita Mehta, editore di Women for Afghan Women: Shattering Myths and Claiming the Future

Anne Brosky scrive con passione e sensibilità una storia di vasta portata di questa organizzazione di donne coraggiose. Questo libro è un testamento non solo dell’eredità di RAWA, ma del personale impegno della Brodsky verso questa organizzazione e la sua ferma difesa per i diritti delle donne e la democrazia secolare in Afghanistan.

With All Our Strength, click here to order it

With All Our Strength:
The Revolutionary
Association of the
Women of Afghanistan

di Anne E. Brodsky



Recensioni:
Awakened Woman

Zoya la mia storia: una donna afgana racconta la sua battaglia per la libertà

descrizione del libro (Amazon.com)

È il resoconto della resistenza clandestina di una giovane donna ai Talebani e al fanatismo religioso a rischio della sua stessa vita. Una storia epica di paura e sofferenze, coraggio e speranza, la Storia di Zoya è una testimonianza forte della battaglia attiva per rivendicare i diritti umani delle donne afgane.

Sebbene abbia solo ventitré anni, Zoya ha testimoniato e sopportato più tragedie ed orrori di molta altra gente in tutta la vita. Zoya, che è cresciuta durante le guerre che hanno devastato l’Afghanistan, è stata privata dei genitori, assassinati dai fondamentalisti islamici. Devastata dalla morte e da tanta distruzione, lasciò Kabul con sua nonna e iniziò una nuova vita in esilio in Pakistan. Si unì all’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan, che ha sfidato le opprimenti leggi del governo talebano, e ha affrontato il pericoloso viaggio di ritorno alla sua terra natia per aiutare le donne oppresse da un sistema che le forzava ad indossare un soffocante burqa, condannate ad essere lapidate in pubblico o bastonate se si avventuravano fuori senza un parente di sesso maschile, e che vietava loro di lavorare.

Zoya è la nostra guida, la nostra testimone degli orrori perpetrati dai Talebani e dai Mujahidin, i ‘guerrieri santi’ che hanno sconfitto gli invasori russi. Aiutò a filmare segretamente un taglio pubblico di mani nello stadio di Kabul e ad organizzare lezioni clandestine, siccome andare a scuola, definito “l’ingresso dell’Inferno”, era vietato alle ragazze. In un campo di profughi afgani Zoya ascoltò storie strazianti di sofferenze e lavorò per offrire un futuro alle famiglie che avevano perso tutto.

Dopo gli attacchi terroristici di New York e Washington, l’attenzione si è concentrata sull’Afghanistan evidenziando la condizione di repressione e paura nella quale vivevano le donne afgane e rendono la Storia di Zoya totalmente avvincente. Questo è un libro della memoria che si erge al di sopra delle immagini di devastazione e atrocità; è un messaggio commovente di ottimismo poiché Zoya si batte per portare l’attenzione mondiale sulla situazione delle donne afgane.

Il 50% del ricavato della vendita di questo libro verrà donato all’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan (RAWA).

Al momento il libro è stato pubblicato in otto paesi: Germania, USA, Olanda, Italia, Gran Bretagna, Danimarca, Polonia and Portogallo.

da Kirkus Reviews:

LA STORIA DI ZOYA è la storia di lotta e sofferenza sotto il regime dei Talebani e i loro predecessori, di una donna coraggiosa, che ha lottato per la libertà ed è diventata la portavoce internazionale del popolo afgano. La donna che ha raccontato questa storia a due giornalisti non usa il suo vero nome. é un membro dell’Associazione Rivoluzionaria della Donne d’Afghanistan (RAWA), fondata durante gli anni 70 per resistere dapprima al fondamentalismo dei mullah, poi ai Sovietici, e infine ai loro successori, i Mujahidin e i Talebani. Zoya ricorda dolorosamente la sua infanzia a Kabul, dove la nonna si occupava di lei mentre la madre lavorava, spesso tornando a casa a notte tarda esausta. Nel 1985, l’anno in cui Zoya compì otto anni, sua madre finalmente le spiegò che era il lavoro che svolgeva per RAWA a tenerla tanto impegnata. Presto Zoya iniziò a portare documenti segreti nel suo zainetto mentre accompagnava sua madre nel lavoro politico. Imparò a mentire su dove si trovasse sua madre e comprese che, benché questa l’amasse, il lavoro veniva prima. Tale consapevolezza segnò la fine della sua infanzia: «Non mi sento triste per questo … Volevo crescere velocemente per poter realizzare qualcosa di utile». Dopo la ritirata dei Sovietici nel 1989, i mujahidin iniziarono a bombardare Kabul e i suoi genitori scomparvero, probabilmente furono uccisi. Le truppe di Mujahidin irrompevano nelle case ordinando alle giovani donne di sposarli; diventò molto pericoloso uscire per strada, anche per le donne in burqa. Nel 1992 RAWA organizzò per Zoya e sua nonna una fuga verso il Pakistan, dove Zoya frequentò la scuola femminile di RAWA. Quando i Talebani presero il potere, Zoya iniziò a lavorare nei campi profughi in Pakistan, ritornando una sola volta - travestita - a Kabul. Descrive in maniera lucida le atrocità commesse dai Talebani, le cure mediche assolutamente inadeguate per le donne (la maggior parte delle dottoresse erano scappate), e l’assurdità di indossare quel burqa così ingombrante, sotto il quale «qualcosa di mondano come mangiare un gelato era diventata una ridicola impresa». Tempestivo e sobrio.

- dalla rivista inglese The Bookseller:

Dopo l’11 settembre i barbari maltrattamenti delle donne in Afghanistan furono portati alla nostra attenzione. Una lavoratrice rifugiata di nome Zoya ha costantemente sfidato la legge religiosa oppressiva e la sua lotta per la libertà e i diritti umani basilari sono ritratti nella Storia di Zoya dalla stessa Zoya e da John Follain e Rita Cristofari. é una storia di coraggio, determinazione ed amore per una nazione che è stata trattata in modo deplorevole e la cui gente vive quotidianamente nella paura di morire. Speri che il nuovo governo apporti dei cambiamenti, ma non trattenere il respiro.

- Melika Brown, The Times (April 20, 2002):

«Se i bambini rumeni furono la causa degli anni novanta, le donne afgane oppresse devono essere considerate l’equivalente di questo decennio. Zoya è una donna di poco più che vent’anni, alla quale piacerebbe essere considerata come una ragazza afgana della sua età. La sua storia inizia con una viva rievocazione del calore e del disagio sofferto sotto il burqa, mentre attraversa il confine dell’Afghanistan dopo una lunga assenza, questa volta come membro di RAWA, l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne di Afghanistan. La vediamo allora come una bambina di quattro anni a Kabul, dove si trova faccia a faccia con una donna soldato sovietica, nemico e invasore del suo paese.

Figlia di genitori afgani liberali, entrambi scomparsi prima che lei festeggiasse il decimo compleanno, Zoya descrive la sua vita quotidiana in una casa sicura a Kabul, dove le ragazze venivano istruite in segreto, e vivevano nella paura sotto falso nome, unite nel loro scopo di essere libere.

Una volta che accetti l’idea che questo libro è su RAWA e il lavoro coraggioso traspare, la Storia di Zoya diventa un’affascinante documento che raccoglie le miserie portate dai Talebani. Questo libro rappresenta una volta per tutte la raccolta completa dei documenti sugli eventi dell'ultimo decennio, e aggiorna brutalmente il resoconto di Zoya alla data degli eventi dell’11 settembre.

Anche se in alcune parti perde, la Storia di Zoya è tuttavia una lettura interessante e poiché piena d’impatto, dovrebbe essere letta adesso prima che siaæsuperata»

Booklist

Dopo che entrambi i suoi genitori furono uccisi dai predecessori dei Talebani, i Mujahidin, Zoya continuò il lavoro di sua madre per RAWA, l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan e, con sua nonna, si trasferì in Pakistan, dove poté ricevere un’istruzione nella scuola organizzata da RAWA. Pochi anni dopo, Zoya tornò in Afghanistan ad aiutare la sua gente e per avere un resoconto diretto degli orrori del regno dei Talebani. Zoya testimoniò in prima persona le pubbliche esecuzioni e le amputazioni, e testimoniò anche i valorosi atti di coraggio - le sfide delle donne ai Talebani nell’impartire lezioni segrete e nel fare la spesa nei mercati. Zoya rimane scettica circa il futuro dell’Afghanistan dopo i Talebani, preoccupata che dopo la fine dell’intervento degli USA, i Mujahidin tornino alle loro vecchie abitudini. Un commovente memoriale di una donna incorruttibile e coraggiosa.

Kristine Huntley

Publishers Weekly

Zoya, ormai 23enne, era una bambina durante l’invasione russa e un’adolescente quando i Talebani presero il potere. Figlia di attivisti di Kabul, Zoya fu allevata dalla nonna dopo che i genitori scomparvero. Adesso è membro di RAWA, associazione alla quale apparteneva anche sua madre. Le sue riflessioni mostrano le complesse cicatrici procuratele dalla guerra tra i governi faziosi e i signori della guerra, ma soprattutto queste cicatrici sono effetti dei Talebani. Molti racconti di Zoya (p.e., quelli sulle donne che potevano uscire di casa solamente vestendo il burqa ed accompagnate da un uomo, o quelli sulle donne spesso sofferenti e morenti per la necessità di un medico donna) sono raccontati nel libro di Latifa il mio volto proibito. Zoya racconta di una società dove il volo degli aquiloni, i colori vivaci ed anche le risate delle donne sono vietati, e coloro che devono far rispettare queste regole sono spesso armati dei residui bellici russi o con grosse pietre. L’afgana Zoya dice di essere ancora ribelle e speranzosa. Scrive: «quando vidi Kabul alla luce del giorno, anche le montagne dietro la città che mi sembravano così piene di pace quando ero una bambina apparivano tristi. Ma … il vederle ancora … mi ha fatto sentire più forte». Assegnata da RAWA a vivere e lavorare in un campo profughi vicino al confine tra Pakistan e Afghanistan, Zoya, inoltre, adesso viaggia all’estero per raccogliere fondi per la sua organizzazione. La sua voce narrativa è così calma e chiara da rendere i suoi ricordi delle atroci violenze di cui è testimone tanto lucidi da far rabbrividire, e la descrizione della sua lotta franca e commovente.

AudioFile

Zoya, a 14 anni, ha dedicato la sua vita alla causa dei diritti delle donne in Afghanistan, quando i suoi genitori furono assassinati per attività politiche. La storia della sua vita è provocatoria, la posizione di Zoya è prevedibilmente anti-Talebana, e sottilmente anti-americana. La lettura delle dichiarazioni di questa afgana suonano ricche ed autentiche, ma comprensibili. Le sue caratterizzazioni vocali dipingono in modo vivido le vedove afgane esauste della loro vita fatta di crudeltà, come le giovani donne cariche di energia dalle idee rivoluzionarie di democrazia. La voce fresca del lettore non soccombe all’eccessivo sentimentalismo o alla posizione politica. Sfortunatamente, l’intervista con Zoya è di scarsa qualità tecnica, ma crea un’immagine del suo impegno per una dimora sicura, alla ricerca di un rifugio, e di pubblicità per la sua causa. N.M.C. © AudioFile 2002, Portland, Maine -- Copyright © AudioFile, Portland, Maine -- Questo testo si riferisce all’edizione Audio in cassette.

Zoya's Story, click here to order it

Zoya la mia storia
una donna afgana racconta la sua battaglia per la libertà

Zoya
con John Follain
e Rita Cristofari



Recensioni:
Il Manifesto

Veiled Courage: Inside the Afghan Women's Resistance

descrizione del libro (Amazon.com)

In Afghanistan, durante il regime talebano, alle donne non era permesso lavorare né andare a scuola, non potevano lasciare le loro case se non accompagnate da un parente e non potevano farsi viste senza il burqa. Ogni minima violazione a queste regole veniva punita con pubbliche percosse. Per questi motivi il fatto che l’unica resistenza ai talebani sia stata fatta da donne appare conseguenza logica e allo stesso tempo incredibile. Veiled courage mostra il notevole coraggio e lo spirito dell’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan (RAWA), le cui attiviste, audaci e clandestine, hanno sfidato il potere dei Talebani e guadagnato grande ammirazione a livello mondiale.

La completa sottomissione delle donne è stata una delle prime azioni dei Talebani. Ma le donne di RAWA si sono rifiutate di sottostarvi. Hanno usato il burqa a loro vantaggio per fotografare segretamente le fustigazioni e le esecuzioni dei Talebani, foto crude che hanno pubblicato sul loro sito internet, pubblicato in diverse lingue, www.rawa.org, letto in tutto il mondo. Si sono organizzare per istruire le ragazze e le donne in scuole clandestine e hanno avviato delle piccole attività economiche nelle città di confine in Pakistan per permettere alle vedove di mantenere le proprie famiglie.

Ogni attivista di RAWA, se catturata, sarebbe andata incontro a morte sicura. Ma loro hanno persistito comunque.

Adesso, con il rovesciamento del regime talebano come realtà, RAWA affronta una nuova sfida: combattere il potere del fondamentalismo islamico di cui i Talebani sono solo una delle facce ed aiutare a costruire una società nella quale alle donne siano garantiti pieni diritti umani.

Cheryl Benard, una sociologa americana, utilizza il proprio accesso per scrivere la prima storia “dietro le quinte” di RAWA e delle sue donne dal notevole coraggio. Veiled courage cambierà l'opinione americano sull’Afghanistan, ponendo la sua gente e il suo futuro sotto una luce nuova e piena di speranza.

Ahmed Rashid, autore di Talebani

«Troppo a lungo le donne afgane sono state raffigurate soltanto come vittime della guerra, della repressione e delle ideologie estremiste. Adesso, per la prima volta, ascoltiamo le voci di quelle donne afgane che per anni hanno silenziosamente sopportato e resistito alle oppressioni. Cheryl Benard ha reso il più gran servizio alle donne afgane e alle donne del mondo permettendoci di ascoltare il canto di questi uccelli in gabbia. E questo libro è tanto più importante in un momento in cui il mondo si prepara ad aiutare la ricostruzione dell’Afghanistan.»

Francis Fukuyama , autore di The End of History and The Last Man:

«La guerra in Afghanistan, che ha seguito gli attacchi dell’11 settembre, ha portato nelle case di molta gente il concetto che la parità delle donne è centrale per la libertà di cui godiamo nel mondo moderno, e non è qualcosa da dare per scontato. Questo libro ha tracciato l’incredibile coraggio di un gruppo di donne afgane che hanno lottato per la libertà da molto prima che il mondo imparasse ad interessarsi a loro.»

MARGIE THOMSON (New Zealand Herald, 26 giugno 2002):

Dei molti libri pubblicati sulla condizione delle donne afgane sotto i Talebani, questo è diverso, è una collezione sbalorditiva di storie sulle donne che hanno provato a resistere al brutale regime fondamentalista.

In un periodo in cui alle donne non era permesso nemmeno essere istruite all’interno delle loro case, essere curate da un uomo, ed uscire per strada se non in compagnia da un parente maschio, l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan (RAWA) organizzava scuole clandestine, assistenza sanitaria, piccole attività economiche per permettere alle vedove di aiutare la propria famiglia, un sito internet sul quale sono state pubblicate fotografie scattate di nascosto durante le punizioni corporali e le esecuzioni Talebani Ð tutto a rischio di morire.

La fondatrice dell’organizzazione, la leggendaria Meena, divenne presto una martire che ha comunque lasciato l’eredità di un’azione positiva che ha ispirato migliaia di persone, uomini e donne. é un aspetto dell’Afghanistan che non vediamo spesso, che mina il mito dell’apparente accettazione delle donne afgane della loro povera condizione. Benard, che lavora come volontaria per RAWA, approfitta dei suoi numerosi contatti personali per raccontare questa storia affascinante e inaspettata.

VEILED COURAGE

Veiled Courage:
Inside the Afghan
Women's Resistance

di
Cheryl Benard
con
Edit Schlaffer


disponibile solo in inglese